Diario di una Fellow: la mia esperienza alla Johns Hopkins University

È grazie all’università Johns Hopkins University che sono riuscita ad ottenere il visto per il mio ingresso negli Stati Uniti.

Johns Hopkins University

La Johns Hopkins University è una delle più importanti università degli Stati Uniti, considerate tra le tre migliori università americane. È stata fondata nel 1876, grazie al lascito di 7 milioni di dollari donati dallo statunitense Johns Hopkins. A questa seguì, anni dopo, l’apertura del Johns Hopkins Hospital destinato anche a una facoltà di medicina. Entrambi gli istituti furono i primi degli USA ad essere finalizzati alla ricerca e sono considerati tra i migliori al mondo in vari ambiti tra cui gli studi medici.

L’incontro con il professor Ficke

L’università è davvero molto ben organizzata e dispone di molte risorse che le permettono di sviluppare un’enormità di studi e ricerche. Sono stata presentata al Professore della Cattedra di Ortopedia dell’Università, James Ficke, direttamente dal mio tutor Lew Schon. Nonostante l’importante e rinomato ruolo il Professor Ficke rivestisse alla Hopkins University, mi sono subito stupita della sua attenzione nei miei confronti e del tempo dedicatomi perché le mie ricerche andassero a buon fine.

I miei studi

Ho un ottimo ricordo delle giornate passate alla Hopkins. Lì ho potuto incontrare ricercatori e studenti da tutto il mondo che, come me, avevano deciso di passare un periodo all’estero dedicandolo a progetti di ricerca e studi clinici. Uno dei progetti più importanti a cui ho preso parte è stato uno studio bio-meccanico basato sull’acquisizione di “Movie and Weight-Bearing CT scan. Si tratta di TAC che eseguite in carico permettono di valutare realmente la bio-meccanica del piede. Il movimento inoltre aiuta a comprendere meglio la relazione tra le varie articolazioni da cui è composto. Infatti, ad oggi, l’analisi del movimento è quasi sempre stata dominio di ricostruzioni ed approssimazioni di dati eseguite con la “gait analysis” (analisi del passo). Le immagini eseguite con questa nuova tecnologia ci permettono per la prima volta di capire realmente dove inizia il movimento della caviglia e dove quello del piede in un semplice ciclo del passo. Queste acquisizioni di dati sottolineano ancora di più quanto il movimento della tibio tarsica sia da preservare non appena possibile.
Ringrazio il Professor Ficke per avermi accolta con così tanto entusiasmo nella sua equipe e avermi permesso di scoprire e toccare con mano il mondo della ricerca che richiede tempo, ma soprattutto molta dedizione.

A domanda, risposta

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