Fascite plantare: 4 soluzioni terapeutiche per combattere il dolore

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Il legamento arcuato è una fascia fibrosa che ha un ruolo estremamente importante nel sostenere il peso del corpo, quando questo si trova in posizione eretta (in piedi).

Unisce infatti il calcagno, l’osso che costituisce il tallone, con la base delle dita dei piedi (metatarso).

Quando si è in piedi, si cammina o si corre l’intero peso del corpo è distribuito fra queste due strutture proprio per mezzo del legamento arcuato, che viene di conseguenza sollecitato notevolmente.

In particolare, quando il tallone si stacca da terra e l’intero peso del corpo poggia sul metatarso, come capita per esempio durante la corsa, lo stress cui è sottoposto l’arco plantare aumenta ulteriormente.
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Che cos’è la fascite plantare?

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La fascite plantare è appunto l’infiammazione del legamento arcuato ed è la causa più frequente di dolore alla pianta del piede o del dolore sotto il piede: all’incirca quattro persone su cinque, fra quelle che accusano dolore al tallone, sono affette da questa patologia.
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Fascite plantare: i sintomi

Il sintomo principale della fascite plantare è ovviamente il dolore.

Questo può essere riferito posteriormente (come fascite plantare inserzione) o può estendersi verso le dita del piede.

Si tratta di un dolore urente, esacerbato dal passo, ad ogni contatto al suolo del calcagno.

Il dolore provocato dalla fascite plantare è più intenso:

  • al mattino e quando ci si alza in piedi dopo un lungo periodo di riposo;
  • da seduti;
  • sdraiati.

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Dolore al tallone e fascite plantare: le cause principali

La fascite plantare si può presentare come “tallonite” se la fonte del dolore e l’infiammazione sono vicine alla parte posteriore del piede, quindi al tallone; altre volte invece colpisce diffusamente la pianta del piede.

Le cause della fascite plantare possono essere molteplici:

  • conformazione del piede (vedi l’articolo su piede piatto e cavo)
  • sovrappeso
  • calzature inadeguate
  • eccessiva pratica sportiva
  • contrattura muscolare

sono tutti possibili fattori di rischio; spesso, però, è la combinazione di più cause a determinare l’infiammazione ed il dolore che ne consegue.

Lo stretching, se effettuato correttamente è un’arma fondamentale contro i sintomi di questa patologia: se il dolore è lieve e la causa dell’infiammazione è transitoria, la fascite plantare può scomparire in pochi giorni, grazie al giusto riposo ed agli esercizi di stretching.

Nei casi cronici è invece più difficile da trattare diventa quindi necessario ricorrere alle terapie mediche e talvolta all’intervento chirurgico.
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Diagnosi

La diagnosi della fascite plantare è principalmente clinica.

Non e’ necessario un particolare esame per diagnosticarla.

E’ importante però valutare il piede del paziente e non solo la fascia plantare.

Questo significa che visitare il paziente con a disposizione una radiografia dei due piedi in carico è fondamentale per aiutarci a capire le cause della patologia, per conoscere il piede dal punto di vista biomeccanico e valutare le corrette soluzioni terapeutiche.

Fascite plantare e spina calcaneare

Il termine “spina calcaneare” definisce una formazione a “becco” dell’osso del calcagno proprio dove si inserisce la fascia plantare.

Si tratta di un’escrescenza ossea che si trova a livello del tallone e che può presentarsi in una persona su quattro nell’arco della vita.

Non è sempre chiaro il motivo per cui questa caratteristica, tipicamente radiografica, si presenti e spesso si tratta di un reperto occasionale.

Nell’immaginario comune infatti vi è l’idea che questa spina vada tolta, sciolta, grattata via, perché causa del dolore. Nella realtà questa è una conseguenza anzichè una causa.

Infatti il deficit di irrorazione e la contrattura della fascia plantare possono causare, proprio a livello della sua inserzione sul calcagno, la formazione di questa piccola escrescenza ossea.

Questo può accadere in tutti i soggetti: sia quelli che presentano una sintomatologia (quindi dolore sotto la pianta o tallone) sia in quelli completamente asintomatici.
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Fascite plantare e morbo di Haglund

Il morbo di Haglund, il cui nome per esteso è sindrome di Sever-Blanke-Haglund, consiste in una escrescenza ossea che si forma, nell’età dello sviluppo, nella zona posteriore del calcagno, proprio dove si inserisce il tendine d’Achille.

È utile parlarne in questo contesto perché talvolta e non raramente entra in diagnosi differenziale con la fascite plantare o ancora meglio, si associa ad essa.

Il morbo di Haglund si presenta nei bambini nell’età dello sviluppo e di frequente si risolve senza bisogno di terapie o interventi chirurgici, o è addirittura asintomatico.

Talvolta il problema tende però a ripresentarsi nell’età adulta, tipicamente a causa dell’attrito che l’esostosi ossea formatasi a livello del tendine d’Achille nell’età giovanile, esercita su quest’ultimo e a livello dei tessuti molli circostanti.

Si parla quindi di cause meccaniche (per esempio, l’attrito con calzature troppo strette o rigide o l’eccessiva attività sportiva).

Per confermare la diagnosi è quasi sempre necessaria la radiografia del piede; la risonanza magnetica può invece essere indicata per valutare l’eventuale danneggiamento del tendine.
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I rimedi per la fascite plantare

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Vediamo ora quali sono le principali tecniche mediche e chirurgiche per trattare la fascite plantare ed i disturbi che più comunemente ne sono causa.
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1° rimedio: stretching

Nella maggior parte dei casi di manifestazioni dolorose che interessano la fascia plantare, tuttavia, è possibile risolvere il problema attraverso la pratica di alcuni semplici esercizi di stretching, senza che vi sia la necessità di una vera e propria terapia medica.

Lo stretching va eseguito due volte al giorno (per esempio mattina e sera), seguendo un programma rigoroso, esattamente come si farebbe nel caso dell’assunzione di un farmaco.

  • Esercizio n°1

Utilizzare uno scalino o comunque una superficie inclinata per appoggiarvi la punta del piede e spingere gradualmente con il peso del corpo nella medesima direzione

  • Esercizio n°2

Con la pianta del piede ben appoggiata a terra, spostare lentamente il peso del corpo in avanti fino a sentire una leggera pressione nella parte superiore del polpaccio, appena sotto il lato cavo del ginocchio;

  • Esercizio n°3

Con le gambe divaricate, andare a prendere la pianta del piede con le mani e tirare progressivamente la punta verso di se, facendo attenzione che la forza applicata non sia eccessiva.

È bene tenere presente che la risoluzione della fascite plantare non sarà immediata ed è possibile che ci vogliano settimane o mesi prima che il dolore diminuisca sensibilmente.
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Potrebbe Interessarti: Stretching al Tendine d’Achille: c’è correlazione con la fascite plantare?

2° rimedio: Tecarterapia

La Tecar (Trasferimento energetico capacitivo e resistivo) terapia è una terapia fisica utilizzata soprattutto per trattare traumi e infiammazioni, particolarmente efficace nell’eliminare dolore e infiammazione a carico di articolazioni e muscoli.

Consiste nell’utilizzo di un condensatore che si applica alla zona interessata e che ha la funzione di trasferire energia biocompatibile ai tessuti danneggiati, inducendo delle correnti di spostamento.

La Tecar Terapia è quindi in grado di accelerarne i naturali processi riparativi dell’organismo.
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3° rimedio: medicina rigenerativa

La terapia biologica sta emergendo sempre di più, venendoci in aiuto per la cura di molte patologie. In questo caso si parla di una rigenerazione tessutale.

Indubbiamente una delle terapie più conosciute in questo ambito è quella che prevede l’utilizzo del PRP, ma oggigiorno stanno emergendo sempre più metodiche basate sulla rigenerazione tessutale, grazie ai risultati che la Medicina Rigenerativa permette di raggiungere.

Tra le tecniche più all’avanguardia possiamo parlare sicuramente dell’utilizzo delle cellule mesenchimali della frazione stromale del grasso.

Il PRP è un gel ricco di piastrine che si ottiene attraverso un piccolo prelievo di sangue dal paziente ed ha lo scopo di rigenerare i tessuti, grazie alla elevata concentrazione di fattori di crescita che lo caratterizza.

Utilizzato anche nella medicina estetica, ha un notevole potere antinfiammatorio; l’applicazione di PRP per fascite plantare, inoltre, nella maggioranza dei casi riduce notevolmente i sintomi dolorosi.

Quando si parla di cellule mesenchimali del grasso si intende invece il prelievo di cellule del tessuto adiposo.

Queste vengono infatti prelevate attraverso una piccola liposuzione e processate per selezionare e isolare le cellule mesenchimali: cellule multipotenti, ossia in grado di avere un’azione rigenerativa nei tessuti dove vengono infiltrate.

Entrambe queste tecniche si possono somministrare in tempi brevi (qualche ora), senza bisogno di trascorrere notti in strutture ospedaliere.

I benefici non sono però immediati: si riscontrano progressivamente, nel giro di qualche settimana.
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4° rimedio: intervento chirurgico

Come ho detto, gli approcci cosiddetti “conservativi” non hanno sempre successo nella risoluzione della fascite plantare specialmente nei casi cronici.

Quando la medicina rigenerativa e la Tecar Terapia falliscono, l’opzione migliore è la chirurgia mininvasiva, che rispetto alle tecniche classiche ha il vantaggio di effettuarsi in regime di day-hospital, di ridurre notevolmente i tempi di recupero e di avere un minore impatto estetico sul paziente (le cicatrici sono quasi invisibili).

L’intervento dura 10-15 minuti e si effettua in anestesia locale; prevede, attraverso una piccola incisione (più simile ad un buchino), l’allungamento e al cruentazione della fascia plantare al fine di favorirne il sanguinamento per l’irrorazione del tessuto ipovascolarizzato circostante.

Grazie alla breve durata dell’intervento e alla piccola incisione il decorso post-operatorio risulta essere poco impegnativo per il paziente: il dolore sarà facilmente controllabile nell’immediato post operatorio e sarà possibile tornare alla guida 12-15 giorni dopo l’intervento.
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Prevenzione

Il modo migliore per prevenire la fascite plantare è quello di eseguire il giusto esercizio fisico.

Il gesto più difficile infatti è quello di controllare potenziamento muscolare e stretching.

Troppo spesso diamo la priorità al potenziamento muscolare non considerando l’allungamento.
E’ proprio una contrazione eccessiva del polpaccio (tricipite surale) a scatenare, nella maggior parte dei casi, la fascite plantare.

E’ quindi su questo muscolo che dobbiamo agire preventivamente.
La fascite plantare è anche pero’ una patologia professionale. Utilizzare delle scarpe anti-infortunistiche di buon livello, non eccessivamente rigide e pesanti è quindi fondamentale per prevenire questa patologia.

Attenzione anche alle scarpe che indossate quotidianamente, non solo in ambito lavorativo. Sarebbe consigliabile infatti fare a meno di scarpe basse e con suole non strutturate.

Inutile sottolineare come prevenire significhi pero’ valutare anche altri parametri tra cui una corretta alimentazione e quindi un corretto rapporto lipidico e apporto di vitamina D.

Si tratta di due importanti markers di benessere che dobbiamo imparare a mantenere equilibrati non solo per il benessere della nostra fascia plantare!

FAQ – Domande Frequenti

In questa sezione rispondiamo brevemente alle domande, ricapitolando i concetti espressi nell’articolo.

Come sfiammare la fascite plantare?

Quando siamo in una fase acuta di dolore è importante il riposo e lo stretching. Allungare la muscolatura posteriore della gamba, in particolare il polpaccio, è sicuramente un gesto fondamentale e che può darci un rapido risultato se l’infiammazione è in fase acuta. Fondamentale non utilizzare scarpe basse!

Quali sono i sintomi della fascite plantare?

Il sintomo per eccellenza è il dolore. Solitamente è più intenso al mattino o dopo un periodo di riposo. Si tratta di un dolore urente esacerbato dal carico e quindi dal cammino. A questo si possono aggiungere stanchezza muscolare e crampi a livello del polpaccio.

Come curare una fascite al piede?

Lo stretching è sicuramente il primo gesto terapeutico da eseguire. Va effettuato in modo costante e continuo. Ci vengono però in aiuto le terapie fisiche specie nei casi di fascite plantare cronicizzati.
In caso di fallimento delle prime due opzioni terapeutiche, prima di pensare ad una soluzione chirurgica, la medicina rigenerativa può essere una valida opzione terapeutica.

Perché viene la fascite plantare?

Le cause della fascite plantare possono essere molteplici.

  • Forma del piede
  • Sovrappeso
  • Calzature non idonee
  • Contrattura muscolare legata a sovraccarichi o eccessiva pratica sportiva

Spesso non vi e’ un’unica causa, ma un insieme di fattori che portano al manifestarsi della patologia.

A domanda, risposta

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