PRP, Lipogems, monociti: la medicina rigenerativa per la cura delle patologie di piede e caviglia

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Dopo il nostro incontro in diretta sul mio canale facebook con il prof. Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute di Miami, con il quale abbiamo parlato di medicina rigenerativa, ho pensato fosse molto utile condividere con voi questo approfondimento che indaga l’utilizzo delle terapie biologiche in ortopedia, discutendone con obiettività, senza miti o false promesse.

Ripercorriamo quindi questo “viaggio” alla scoperta dell’utilizzo di PRP, Lipogems e terapia cellulare con Monociti, evidenziando le loro differenze, e i risultati degli studi sul loro ruolo nella rigenerazione delle strutture tendinee e del consolidamento osseo.

La rapida evoluzione delle tecnologie ci porta spesso a parlare delle ultime novità senza avere la piena cognizione di come funzionano e talvolta senza sapere nemmeno in cosa consistano esattamente.

La medicina rigenerativa si basa proprio su tecnologie relativamente nuove ed è per questo che, potendo contare su una discreta esperienza in materia, abbiamo deciso di mettere in chiaro alcuni concetti di base, in modo che tutti i nostri lettori (e pazienti!) possano farsi un’idea più chiara di cosa si tratti.

Cos’è la medicina rigenerativa

Prima di tutto, è bene chiarire una cosa: la medicina rigenerativa sfrutta il potenziale di rigenerazione che è presente nelle cellule del nostro corpo, massimizzandolo attraverso procedure di infiltrazione.

Queste procedure hanno in comune due obiettivi principali:

  • lenire l’infiammazione;
  • favorire la rigenerazione delle cellule di alcuni tipi di tessuto.

Va da sé che le persone più giovani abbiano un vantaggio maggiore da queste procedure, soprattutto per quanto riguarda la rigenerazione.

Nei pazienti più anziani, il potenziale di rigenerazione è scarso o assente, quindi essi beneficiano dei trattamenti quasi esclusivamente in termini di stimolo antinfiammatorio.

Per questo motivo, alcune procedure di medicina rigenerativa sono più indicate di altre nei pazienti anziani.
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Il suo utilizzo nelle patologie del piede della caviglia

Per quanto ci riguarda più direttamente, come specialisti del distretto piede-caviglia, le procedure che descriveremo più avanti possono talvolta essere utilizzate come trattamento esclusivo, per esempio per rigenerare il tendine d’Achille nel caso di una tendinopatia non inserzionale.

Più spesso, tuttavia, la medicina rigenerativa è l’alleata ideale del chirurgo, con lo scopo di migliorare il risultato ottenuto grazie alla chirurgia ed accelerare i tempi di recupero.

È in questo modo, con la combinazione di tecniche chirurgiche e rigenerative, che si ottengono più di frequente risultati molto soddisfacenti.

Prima di scendere maggiormente nel dettaglio, vogliamo però specificare che i trattamenti che descriveremo non sono la panacea per tutti i problemi di ortopedia: anche dal momento che sono ancora oggetto di studi clinici, talvolta non funzionano come ci si aspetta e, come vedremo, in alcuni casi possono essere non indicati.
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PRP

Il Plasma Ricco di Piastrine (PRP), anche detto “gel piastrinico”, è un concentrato di piastrine ottenuto attraverso la centrifugazione del sangue prelevato dal paziente stesso.

È stato sviluppato nell’ambito della chirurgia plastica per la rigenerazione della cute ustionata ed è stato il primo preparato con potenziale rigenerativo utilizzato in ambito ortopedico.

Ne esistono di vari generi, che sono preparati con scopi differenti; nel trattamento delle patologie di caviglia e piede è utile soprattutto per:

  • la rigenerazione delle strutture tendinee;
  • per il consolidamento osseo.

Studi recenti hanno anche evidenziato l’elevato potenziale antinfiammatorio di questa tecnica.

Prima di sottoporsi ad un trattamento PRP è importante essere sicuri che le procedure utilizzate siano effettuate da personale medico specializzato, in una struttura convenzionata con un centro trasfusionale.

Infatti, sebbene l’utilizzo di PRP non preveda la trasfusione di sangue eterologo (proveniente da altre persone), una simile misura dovrebbe garantire la sicurezza delle procedure.
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Lipogems

Si tratta di una procedura che permette di isolare cellule “multipotenti”, ovvero cellule che hanno una capacità rigenerativa, dal tessuto adiposo.

Il prelievo avviene direttamente dal paziente attraverso una piccola liposuzione.

Dal preparato ottenuto attraverso la liposuzione, che avviene tramite un piccolo buchino a livello dell’ombelico, vengono quindi isolate o per filtraggio oppure attraverso la centrifugazione, le cellule con capacità rigenerativa, che verranno poi infiltrate nell’area interessata dalla patologia.

Le cellule isolate dal grasso, favoriscono doppiamente la rigenerazione, sia in maniera diretta che indiretta cioè attraverso l’azione paracrina, cioè la loro peculiare capacità di “risvegliare” le cellule del tessuto ospite (dove vengono iniettate), stimolando la reazione anche nelle cellule locali.

Sebbene gli studi clinici siano ancora in corso, la frazione stromale del tessuto adiposo sembra avere un vantaggio rispetto alle altre metodiche: in laboratorio appare meno soggetta all’invecchiamento cellulare e potrebbe quindi essere maggiormente efficace anche in soggetti meno giovani.

In attesa di dati più solidi, resta la certezza che qualsiasi trattamento rigenerativo sia comunque più efficace nei pazienti giovani.
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Monociti

Nella tecnica che utilizza i monociti, i globuli bianchi di grandi dimensioni che maturano all’interno del midollo osseo, si utilizza un semplice prelievo di sangue venoso.

Il materiale ematico viene poi filtrato (non centrifugato, come nella procedura per ottenere il PRP) con il fine di isolare i monociti.

Il grosso vantaggio di questa tecnica molto innovativa è nella scarsissima invasività che non compromette però la potenza della rigenerazione.

Mi spiego meglio: l’invasività di questa tecnica è molto bassa, ancora inferiore rispetto al Lipogems, procedura da eseguire in sala operatoria.

Inoltre pur essendo semplice come il PRP (è necessario un semplice prelievo venoso), ha una capacità rigenerativa indubbiamente maggiore che rende efficace solitamente, benché non sia una regola fissa, una sola infiltrazione, al contrario del PRP dove le infiltrazioni sono generalmente 2, talvolta 3.
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Pro e contro della medicina rigenerativa

I grandi vantaggi che si possono ottenere grazie alla medicina rigenerativa sono ancora in corso di studio, nonostante alcune di queste tecniche siano utilizzate da più di vent’anni (in ambiti diversi dall’ortopedia).

Il potenziale di molte di queste tecniche è indubbio, ma nella pratica dipende molto dalla risposta dell’organismo del paziente, quindi non è possibile avere la garanzia di un risultato.

D’altra parte, sebbene non sia comunque possibile rigenerare i tessuti oltre un certo limite, è indubbio che queste tecniche consentano di ottenere benefici nella maggior parte dei casi.

Le uniche controindicazioni alla medicina rigenerativa sono proprio nei casi in cui il suo potenziale angiogenico potrebbe rivelarsi controproducente, per esempio in presenza di infezioni o malattie importanti, come le patologie autoimmuni o i tumori.

L’utilizzo di materiali autologhi, provenienti dal corpo dello stesso paziente su cui saranno utilizzati, in soggetti sani, previene efficacemente le reazioni autoimmuni, riducendo gli effetti collaterali ad arrossamenti e piccoli ematomi.
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A domanda, risposta

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