Il piede e la montagna

piede-in-montagna-min

Cosa c’è di più rilassante che una bella gita in montagna per sfuggire al caos e al caldo cittadino?!

Con un po’ di attenzione ai temporali estivi, che possono diventare piuttosto pericolosi nell’ambiente montano, la famosa camminata in montagna può essere una vera e propria panacea per fisico e mente. Attenzione però a farla nel modo giusto!

La montagna è per tutti, ma non prima di aver affrontato un minimo di allenamento che permetta di saper rispondere prontamente alle insidie che un’ambiente naturale può nascondere; camminare in montagna significa affrontare sentieri poco tracciati, irregolari che richiedono riflessi pronti e muscoli agili.

È dunque molto importante che la muscolatura degli arti inferiori sia tonica e che la propriocezione della caviglia sia allenata.

Ricordate che la muscolatura non serve solo ad aiutarci negli sforzi e a consentire il cammino. La muscolatura, unita ad una buona forza propriocettiva della caviglia, sono indispensabili per rispondere prontamente ad eventuali “contrattempi” evitando distorsioni o ancora peggio fratture.

Sconsiglio vivamente di avventurarsi per un sentiero montano in caso si sia stati vittime di una precedente distorsione. Una riabilitazione non adeguatamente completata ed una scarsa capacità di adattamento e di risposta agli stimoli della caviglia (propriocettività) aumentano le probabilità di una successiva distorsione, anche più grave, talvolta con esisti sfavorevoli in una situazione già compromessa.

Attenzione poi al tuo più fidato compagno di viaggio: l’attrezzatura. Munitevi di scarpe comode! La montagna richiede calzature apposite: scarponcini che abbiano la funzione di avvolgere la caviglia, stabilizzarla e contenere saldamente il piede, ovviamente senza esagerare. Infatti, con una scarpa troppo stretta si corre il rischio di sviluppare delle lesioni ungueali, in particolare di quelle dell’alluce (tipiche per esempio degli scalatori che esigono per le loro scalate scarpe strette in modo da aumentare la “presa” alla superficie rocciosa).

Inoltre, lo stress meccanico può portare a micosi ungueale che però in questo caso non sarebbe dovuta ad un fungo ma all’attrito contro la scarpa. Per concludere vi ricordo l’importanza dello stretching del gastrocnemio. Lo stretching può aiutare a prevenire la temibile fascite plantare, particolarmente fastidiosa per gli appassionati di trekking!

Lo stretching va effettuato ripetutamente durante il giorno (anche 5 volte per 5 minuti consecutivi) per stirare la muscolatura posteriore della gamba (gastrocnemio), evitando brevità che possono ripercuotersi a livello plantare. Anche un rialzo nella scarpa interno (talloniera in silicone) o esterno (scarpa rialzata con un “tacco” di non più di 3 cm) può aiutare ad evitare di imbattersi in una situazione risolvibile, ma dal lungo decorso e piuttosto fastidiosa.

Quindi zaino in spalla, si parte!

A domanda, risposta

Passo 1 di 3