Ginocchio valgo: diagnosi, cura e ruolo compensativo delle articolazioni di piede e caviglia

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In questo articolo parliamo in dettaglio di:
Come ho affrontato il problema del ginocchio valgo
L’articolazione sotto-astragalica: il suo ruolo di compenso nel ginocchio valgo
Ginocchio valgo: il trattamento conservativo
Ginocchio valgo: il trattamento chirurgico


Sono una ragazza di 29 anni. Sono alta, longilinea, ma ho sempre avuto il problema delle ginocchia valghe.

Come ho affrontato il problema del ginocchio valgo?

Le ginocchia valghe, dette comunemente a “X”, sono tipiche del sesso femminile. Il bacino di una donna, pensato per una gravidanza, è infatti più largo rispetto al bacino maschile. Questa caratteristica porta, quindi, le ginocchia ad un fisiologico valgismo.
Nel mio caso particolare, però, ho sempre sospettato che il valgismo non fosse fisiologico. Infatti, oltre a sembrarmi molto accentuato, ho sempre pensato che portasse i miei piedi a “collassare” verso l’interno come per trovare un equilibrio.
In realtà, su questo argomento c’è molta confusione e poche sono le informazioni utili che sono riuscita a racimolare in seguito a visite specialistiche ed informandomi on-line.
C’è chi sostiene che la causa primaria di questa problematica parta proprio dai piedi e quindi dal loro atteggiamento in varo o valgo, chi invece ritiene che bisogna guardare a monte e che quindi sarebbero le ginocchia ad indurre una deformità da adattamento sui piedi.

Ginoccho valgo: visita specialistica

Benché questa mia problematica non mi avesse mai causato problemi reali, ma più che altro estetici, mi decisi a consultare un altro specialista per capire che implicazioni potesse avere sulla postura.
Ho scoperto, dopo questa utile consultazione, che esiste una forte correlazione, che lega ogni articolazione dell’arto inferiore: anca, ginocchio, caviglia e articolazione sotto-astragalica.
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L’articolazione sotto-astragalica: il suo ruolo di compenso nel ginocchio valgo

Può sembrare ovvio, ma nessuno prima si era mai soffermato sul ruolo di questa articolazione, di cui, i più, non sanno neanche l’esistenza: la sotto-astragalica.
Riveste, davvero, un’importanza ed un ruolo notevole nella bio-meccanica del piede, ma anche di tutto quanto sta sopra: ginocchio, anca e, ovviamente, bacino e schiena.
La sotto-astragalica è infatti, tra le altre cose, responsabile dell’adattamento del piede ai terreni irregolari e permette i movimenti di tipo basculante. Questa articolazione si comporta come un vero e proprio bilanciere, adeguandosi e adeguando il piede al ginocchio e viceversa.
Nel caso di un ginocchio valgo è determinante osservare questa articolazione, ancora più della famosa caviglia. Infatti, il più delle volte è la sotto-astragalica ad essere deputata al ruolo di compenso di un’eventuale deformità del ginocchio.
Nel mio caso specifico, il mio ginocchio valgo (ad “X”) è compensato da un varismo della sotto-astragalica.
Mi è stato spiegato che è possibile che questo compenso sia efficiente per tutta la mia vita. Il campanello dall’allarme, per me, sarà quando con il passare del tempo questo adattamento si farà più rigido e meno efficiente.
Può darsi che, allora, anche la mia sotto-astragalica possa cedere e, pronando, diventare valga. Il piede tenderà, quindi, a diventare piatto. Questa evoluzione non è matematica e sta a me evitarne il progresso.
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Ginocchio valgo: il trattamento conservativo

Sarà fondamentale non aumentare di peso e continuare a praticare con regolarità attività sportive, che prevedano una parte aerobica (per aiutarmi a non ingrassare, nonostante i miei peccati di gola), stretching e propriocettività.
Nello specifico lo stretching dovrà preoccuparsi di mantenere elastico ed efficiente il muscolo (tricipite) ed il tendine (tendine d’Achille): i più importanti per la mia sotto-astragalica!
Oltre a questo, l’attività propriocettiva, a piedi nudi o su appoggi instabili, contribuirà a mantenere “allenata” la mia capacità di compenso della sotto-astragalica.
Ma se qualcosa non dovesse funzionare ed io iniziassi a sviluppare artrosi alla sotto-astragalica e sintomatologia al ginocchio? A chi mi dovrò rivolgere? Uno specialista del ginocchio o uno del piede e della caviglia?
Non è semplice in questi casi decidere cosa fare e da quale articolazione partire, neanche per i professionisti!
Mi è stato spiegato che, talvolta, la sintomatologia può comparire proprio a livello della caviglia e del piede prima ancora che delle ginocchia, quando il meccanismo di compenso della sotto-astragalica viene a mancare. In questi casi un primo tentativo può essere conservativo ed un plantare eseguito correttamente può aiutare la sotto-astragalica nella sua funzione di compenso.
Ho capito, però, che anche il consiglio di un plantare deve venire da un professionista, un medico specialista in Ortopedia e Traumatologia, che abbia una visione a 360 gradi del problema.
Tuttavia, talvolta, l’ortesi non è la via giusta e può essere vissuta dal paziente come un ulteriore limite, piuttosto che come un aiuto.
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Ginocchio valgo: il trattamento chirurgico

Quando il trattamento conservativo fallisce perché non controlla il dolore o l’evoluzione delle deformità, subentra la soluzione chirurgica, che è differente a seconda della sintomatologia lamentata, dell’età del paziente, e del quadro di imaging. In particolare le radiografie in carico (radiografie del piede e della caviglia in carico, radiografie delle ginocchia in carico e TeleRx degli arti inferiori in carico) giocano un ruolo rilevante, in quanto esami a basso costo e con il vantaggio di essere eseguite stando in piedi.

Piede piatti e ginocchia valghe nei bambini

In età pediatrica, qualora ci si trovi di fronte a deformità patologiche è possibile intervenire con scelte mini-invasive che sfruttino la crescita residua del paziente. Esistono per la correzione della pronazione della sotto-astragalica (piede piatto) interventi mini-invasivi di posizionamento di endortesi.
Si tratta di piccole protesi delle dimensioni di 8-10 mm che inserite nel seno del tarso (una cavità naturale tra astragalo e calcagno) danno uno stimolo proprio-nocicettivo ed inducono una correzione spontanea e naturale del piede.
È un intervento eseguibile con tagli inferiori a 1,5 cm, bilateralmente in caso di necessità, delle durata di circa 15 minuti.
Talvolta, però, il problema di deformità è più alto, nelle ginocchia. In questi casi esistono degli interventi di epifisiodesi (impianto di piccolissime placche) che sfruttano la crescita residua, influenzandola e determinando un riallineamento degli arti nel tempo.

Piede piatti e ginocchia valghe nei giovani adulti

È bene ricordare che la normalità non significa avere due arti completamente simmetrici e completamente dritti! È un candidato alla chirurgia un paziente sintomatico, in cui le terapie fisiche ed i trattamenti conservativi abbiano fallito a controllare la sintomatologia o casi in cui la deformità dimostra avere un’importante componente evolutiva.
Ma in caso di deformità patologica è necessario correggere l’intero arto? Da dove si parte? È possibile correggere tutto con unico intervento?
Oggi è possibile pensare di correggere ogni deformità in unico intervento: ginocchio, caviglia e retro-piede.
Tuttavia, quando è necessario farlo? Ancora una volta è l’articolazione sottoastragalica a dettare i tempi. Quando, pur in presenza di una deformità, appare compensare attivamente, l’intervento è sconsigliato.
Al contrario, in caso di incapacità o insufficienza della stessa a compensare è possibile correggere le deformità multi-planari, con piccole incisioni chirurgiche ed ostetomie (procedure di correzione dell’osso) a livello dell’apice delle deformità nei diversi distretti.
Oggi si ha una grande attenzione nel risparmio dei tessuti molli e nel ridurre l’impatto di questo tipo di interventi sui pazienti, tuttavia non si deve confondere l’invasività ridotta con un recupero lampo.
Si tratta, infatti, di interventi che possono richiedere fino a 60 giorni di carico limitato sugli arti inferiori ed un periodo di soddisfazione del paziente e completo recupero che può richiedere fino ad oltre 6 mesi.

Protesi di caviglia e di ginocchio nello stesso intervento?

Esistono casi in cui l’artrosi colpisce entrambe le articolazioni. Avviene spesso in pazienti sfortunati con una storia traumatica e di deformità conseguente.
In casi di grave compromissione, è possibile pianificare due interventi successive a distanza di circa 6 mesi l’uno dall’altro.
Tuttavia, quando le condizioni generali lo rendono idoneo, è possibile risolvere tutto con un unico intervento.
I vantaggi per i pazienti sono enormi:

  • unico intervento
  • unica anestesia
  • unica convalescenza
  • unica riabilitazione.

Queste sono soluzioni diventate possibili grazie all’avvento di protesi sempre meno invasive:

  • il resurfacing della caviglia
  • le protesi mono-compartimentali dal ginocchio (protesi in grado di sostituire solo il compartimento malato del ginocchio).

Sono, ovviamente, interventi da pianificare in centri di riferimento, dove si abbia la consuetudine ad eseguire questi interventi, per garantire al paziente interventi veloci, poco-invasivi e con ridotte perdite ematiche, senza necessita’ di trasfusioni nel post-operatorio.
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A domanda, risposta

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