Come scegliere le giuste scarpe da corsa

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In questo articolo parliamo in dettaglio di:
Scopri se sei pronatore
Scopri se sei supinatore
Scopri se il tuo appoggio è neutro
L’importanza di effettuare una scelta corretta
Rischi di una scelta sbagliata


Il piede è la parte del corpo che viene più sollecitata durante la locomozione.
Camminare è una azione che ci sembra semplice e naturale; in realtà, per camminare è necessario disporre di una notevole coordinazione fra i vari muscoli che attraversano le articolazioni degli arti inferiori (caviglie, ginocchia, anche), che permetta di distribuire pesi e carichi fra di esse, nella maniera più corretta.
Ogni volta che facciamo un passo, l’intero peso del nostro corpo appoggia su un solo piede, che rimane a contatto con il terreno per consentire all’altro piede di avanzare, incrementando notevolmente il carico che ognuna delle articolazioni che insistono sulla gamba e sul piede stesso.
Il ciclo del passo, che coinvolge in misura differente le 26 ossa dalle quali è formato il piede, è leggermente diverso per ognuno di noi perché è influenzato da fattori come il peso corporeo, il tono muscolare ed, ovviamente, il tipo di appoggio cui siamo abituati.
Nella corsa, questo discorso vale in misura ancora maggiore. In particolare, la fase nella quale il peso del corpo si trasferisce sulla parte anteriore del piede non è anticipata dall’appoggio del calcagno. Questo espone  a microtraumi, specialmente se corriamo su una superficie dura o irregolare.
Proprio per questo motivo, le calzature sportive vengono studiate con attenzione per permettere la massima disinvoltura nel movimento e minimizzare lo sforzo che le articolazioni ed i muscoli debbono sostenere. D’altra parte, chiunque fra noi abbia provato a fare uno scatto indossando un paio di mocassini o di scarpe con il tacco (magari per non perdere l’autobus, o il treno!) ha sperimentato personalmente la differenza.
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Scopri se sei pronatore

La maggior parte degli atleti professionisti ha un’eleganza ed una coordinazione di movimento indiscutibili, che talvolta sono naturali ma molto più spesso sono state perfezionate attraverso anni di pratica paziente e costante.
Molti di noi hanno invece la tendenza a compiere movimenti diversi che possono portare, specialmente per quanto riguarda la corsa, dolorosi problemi di usura come per esempio tendiniti, microfratture, borsiti e lesioni da stress.
Scoprire se i movimenti che effettuiamo quando camminiamo o corriamo sono imperfetti è quindi molto importante, perché ci aiuta a scegliere la giusta calzatura che possa aiutarci a correggere il problema e prevenire dolore e lesioni. Come è facile vedere consultando l’infografica che ho preparato, gli errori nell’appoggio del piede durante la camminata o la corsa si possono dividere in due grandi categorie.

Si chiama pronatore chi tende ad appoggiare il piede verso l’interno, con un movimento del retropiede che sembra “cadere” all’interno della caviglia che sta sopra.
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Scopri se sei supinatore

Chi è detto supinatore, al contrario, tende ad appoggiare maggiormente sulla superficie esterna del piede. È comunque importante notare che il fatto che il peso si sposti dall’interno verso l’esterno e viceversa è normale e succede anche se il movimento di corsa è perfetto.
Chi tende ad essere pronatore o supinatore si individua quindi secondo la tendenza a caricare eccessivamente la parte interna o esterna del piede; questa tendenza può comunque non avere alcuna conseguenza, specialmente se è lieve.
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Scopri se il tuo appoggio è neutro

Infine, ci sono molte persone che hanno un movimento di corsa che gli permette di appoggiare il piede in modo equilibrato, distribuendo il peso correttamente nel corso dell’intera azione. In questo caso, si parla di appoggio neutro.
La scelta di una giusta calzatura resta importante anche per questi ultimi, al fine di minimizzare il rischio di infortuni e traumi, anche perché l’appoggio è una parte del movimento e le articolazioni coinvolte non sono soltanto quelle che insistono sul piede.
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L’importanza di effettuare una scelta corretta

Conoscere la propria corsa è molto importante per valutare al meglio il tipo di scarpa più adatto alle proprie esigenze. Le scarpe ultraleggere da gara, per esempio, sono ideali per gli atleti nel pieno della loro forma fisica, il cui peso è assolutamente perfetto. Giusto per intenderci, ha senso indossare questo tipo di scarpe per chi ha tempi intorno ai 4,5-5 minuti per chilometro al massimo.
Per tutti gli altri, sarebbe meglio optare per scarpe ad elevata ammortizzazione (e protezione), che garantiscono elasticità e stabilità necessarie per allenarsi in piena sicurezza e che almeno in allenamento sono spesso utilizzate anche dagli atleti professionisti, per minimizzare il rischio di infortuni.
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Rischi di una scelta sbagliata

Scegliere le scarpe sbagliate è un errore piuttosto comune fra le persone che si sono da poco approcciate al mondo del running, almeno quanto sbagliare l’intensità dell’allenamento (troppo o troppo poco) o, per le donne, non indossare un reggiseno sportivo quando ci si allena. Rivolgersi ad un negozio specializzato, il cui commesso magari sia a sua volta un runner, può essere un buon inizio: potrà consigliarvi anche sulla base della propria esperienza.
In linea generale, è importante che le scarpe siano della giusta misura (se prevedete di usare solette o cavigliere, per esempio, andrebbero provate nella conformazione in cui le userete) e che offrano la corretta ammortizzazione, specialmente se si correrà in prevalenza sull’asfalto, che non è studiato per ammortizzare il nostro peso come la superficie della pista d’atletica o il tatami sul quale si praticano le arti marziali.
Tendiniti, borsiti, microfratture e fratture da stress sono purtroppo non di rado la conseguenza di scarpe scelte male, troppo strette, troppo larghe o troppo usurate.

Infine, un consiglio per chi ha appena iniziato o intende farlo: sebbene un poco di indolenzimento muscolare sia normale, il dolore non è un compagno ideale di corsa. È importante saper riconoscere la fatica che fanno i muscoli, specialmente quando non lavorano da molto tempo, dal dolore che deriva da un piccolo trauma, come una contrattura o una lieve distorsione di caviglia, che rende indispensabile fermarsi per non correre il rischio di subire un infortunio peggiore.
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A domanda, risposta

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