L’estate è la stagione in cui, per l’utilizzo di calzature aperte, il piede “balza più all’occhio” con i suoi pregi e difetti.
È in questo contesto che una mamma potrebbe notare con più facilità piccole deformità nel piede del proprio bambino vedendolo camminare scalzo lungo il bordo della piscina od osservando la forma delle impronte sulla sabbia. Infatti la diversa forma dell’orma del piede sulla sabbia, è il segno più evidente del “piattismo” del piede.
Bisogna fare un po’ di chiarezza per cercare di non creare un falso allarmismo e soprattutto per guidare i genitori nella corretta direzione.
Il piede piatto infatti è fisiologico fino agli 8 anni d’età circa. È tra gli 8 e i 12 anni che il piede di un bambino si normalizza e assume la sua conformazione definitiva. Nei bambini tra i 2 e gli 8 anni, il compito del medico è quello di silente osservatore, ricordando che i casi in cui si renda necessario l’intervento chirurgico sono non più dei 10%.
Innanzitutto se la mamma fosse preoccupata, una visita specialistica potrebbe aiutare a capire se ci si trova davanti ad una condizione fisiologica o meno.
Il momento in cui bisogna cominciare a prendere in considerazione una valutazione è tra i 7 e i 12 anni, questo perché, mentre il piede piatto di un adulto si corregge con interventi più impegnativi, in un bambino si può decidere di seguire un percorso molto meno invasivo correggendo il piede approfittando della sua fase di crescita.
Le tecniche più diffuse di correzione del piede piatto pediatrico sono il calcaneo-stop e l’ endortesi seno-tarsica.
Il calcaneo-stop prevede l’inserimento di una vite nel calcagno per dare uno stimolo proprio-nocicettivo a livello del seno del tarso, un’area del piede ricca di recettori.
L’ intervento di endortesi seno-tarsica, molto simile al precedente, prevede l’impianto di una piccola protesi proprio nella cavità naturale del seno del tarso, senza la necessità di “avvitare“ niente nell’osso. L’endortesi ha, pertanto, il compito di plasmare la crescita residua del piede.
Quest’ultimo intervento da noi prescelto per la cura di questa patologia, viene eseguito bilateralmente in anestesia generale.
Il piccolo paziente porterà per 15 giorni due stivaletti gessati sui quali sarà in grado di camminare fin da subito. Dopo la rimozione dei gessi, a 15 giorni dall’intervento, potrà riprendere la deambulazione in maniera autonoma senza alcuna limitazione. La completa ripresa delle attività sportive sarà concessa a 3 mesi dall’intervento.
Credo che un messaggio fondamentale sia quello di non assalire mamma e paziente indirizzando indiscriminatamente verso la chirurgia.
La cosa importante infatti è tranquillizzare genitori e bambino: il piede piatto non deve essere vissuto come un limite durante la quotidianità o nella pratica sportiva, ma una semplice caratteristica anatomica fino all’età limite di 7-8 anni.
L’età giusta per attivarsi e pianificare un controllo è tra i 7 e i 12 anni.