La mia nuova pubblicazione sulla rivista scientifica “Foot Ankle Int”

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“Posterior Talar Shifting in Mobile-Bearing Total Ankle Replacement” un piccolo grande risultato grazie alla collaborazione della mia equipe.

Usuelli FG1, Maccario C2, Manzi L3, Tan EW4

Tema della pubblicazione è la protesi di caviglia

Cari amici, con grande orgoglio ed entusiasmo vi comunico la pubblicazione di un articolo, redatto in collaborazione con la mia equipé, sull’autorevole rivista “Foot and Ankle International”, una delle riviste ortopediche tra le più importati nel nostro ambito.
Tema della pubblicazione è la protesi di caviglia.
Nello specifico, presentiamo l’analisi frutto della più ampia casistica italiana in questo campo. Un progetto importante e faticoso, al quale l’intera equipé, con grande passione, ha dedicato moltissimo tempo anche a discapito dei turni di riposo.
Fare il medico, il chirurgo ortopedico, oggigiorno non si può ridurre al curare ed operare.
La vera sfida sta nel raggiungere la dimostrazione scientifica di quel che si fa. Presentare e condividere i risultati ottenuti, oltre ad essere – a mio parere- d’obbligo, è il premio più grande.
Idee la cui veridicità viene dimostrata attraverso casistiche, metodi precisi e inequivocabili, che speriamo possano servire a tutti i colleghi interessati al comprendere il vantaggio curativo della protesica.
L’articolo, intitolato: “Posterior Talar Shifting in Mobile-Bearing Total Ankle Replacement“, presenta le considerazioni di 66 interventi di protesi di caviglia su di un campione di 80 protesi totali Hintegra da me eseguite negli ultimi 3 anni. Sicuramente il campione analizzato più voluminoso in Italia.
Un progetto di cui vado particolarmente fiero perché, ad oggi, la nostra pubblicazione è uno dei rari testi redatti in Italia in ambito di protesica della caviglia. Ma non solo, è cosa nota che – purtroppo- nel nostro Paese, è raro partecipare progetti in ambito scientifico che riescono addirittura ad essere pubblicati.
Troppo spesso, duole constatare, quanta poca importanza venga data ad una analisi come la nostra, ma soprattutto, dispiace sapere che diverse sono le difficoltà nel catalogare i dati nel tempo, senza perdere follow up, rimanendo rigorosi nel seguire il paziente. È sicuramente necessario un buon lavoro di squadra e molta dedizione.
Un’ultima considerazione, è decisamente raro che sia un’equipe giovane come la nostra, a riuscire in questo intento. E di ciò siamo tutti particolarmente fieri!
Il nostro studio pone particolare attenzione su quello che è il “comportamento” dell’impianto protesico nel tempo.
Abbiamo notato diversità tra la protesi hintegra mobile-bearing ad acceso anteriore e le protesi TM ankle fix bearing ad approccio laterale.
Questi sono gli unici due impianti che normalmente utilizzo nella mia pratica; discriminante della scelta è la condizione in cui si presenta ogni singolo caso, oltre alla gravità della deformità da riallineare.
La caratteristica emersa e descritta nella nostra analisi è quella che abbiamo chiamato “shifting”. Utilizzando protesi mobile bearing vi è una tendenza della componente astragalica dell’impianto a stabilizzarsi nel tempo e a riallinearsi all’asse biomeccanico tibiale tra il terzo e il sesto mese nel post-operatorio in seguito al bilanciamento muscolare. Questo è il motivo per cui sostengo che la via d’approccio anteriore debba essere sempre associata ad un impianto mobile bearing.
Il nostro impegno nella ricerca non è concluso. Stiamo lavorando ad altri progetti con dedizione e passione anche grazie a questo importante successo ci ha regalato vigore e ottimismo per il futuro.

A domanda, risposta

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