Protesi di caviglia: il mio ruolo nell’insegnamento delle tecniche chirurgiche

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In questo articolo parliamo in dettaglio di:
L’artrosi di caviglia
Protesi caviglia: il ruolo del dr. Federico Usuelli nel panorama chirurgico internazionale
Protesi di caviglia e learning curve


Il 4 Agosto dell’anno passato ho operato a Kielce, in Polonia con il Dr. Komor.
Si è trattato di una difficile revisione di una protesi di caviglia, dove sono stato chiamato come consulente.
È sempre un piacere ed un onore essere il riferimento per tanti chirurghi in Europa in tema di artrosi di caviglia.
Lo è perché insegnando, si imparano prospettive diverse, problemi nuovi e soluzioni a cui non si aveva pensato.
Questa esperienza è la riprova di quanto il tema dell’artrosi di caviglia sia delicato.

L’artrosi di caviglia

Colpisce generalmente pazienti giovani, con una storia di trauma.
Significa trovarsi di fronte giovani persone con elevate richieste funzionali e con davanti agli occhi una caviglia controlaterale sana.
Sono giovani uomini e giovani donne che vogliono tornare a dare due calci al pallone con i loro bambini, fare un giro in bicicletta, tornare in moto, sciare o semplicemente camminare senza zoppicare.
Sono pazienti che meritano il meglio!
È una patologia che si può curare oggi preservando il movimento nella gran parte dei casi. Si tratta di interventi tecnicamente difficili, ma riproducibili. Purtroppo, però,

anche noi chirurghi abbiamo bisogno di imparare e in questo senso spero si legga il mio sforzo, operando in Europa. È faticoso visitare o operare fino a tardi il giorno prima, correre in aeroporto, prendere un volo di qualche ora, arrivare in hotel, cenare lontano da chi ti vuole bene ed operare il giorno dopo in un ospedale che non è il mio.

È faticoso, ma appagante!
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Protesi caviglia: il ruolo del dr. Federico Usuelli nel panorama chirurgico internazionale

Il mio obiettivo è quello di contribuire al processo di educazione di chirurghi che abbiano questo comune pensiero: basta indicazioni indiscriminate di artrodesi (fusione) di caviglia. Oggi è possibile fare un passo avanti.
Ovviamente esistono ricerche disegnate per cercare di capire come intervenire in questo processo di “training” del chirurgo.
Hanno un ruolo i “cadaver lab”, lo hanno le visite a chirurghi già esperti nel campo e lo hanno interventi sotto la guida di un tutor. In questo processo, ovviamente, i Maestri giocano un ruolo rilevantissimo.
Durante la propria specializzazione, un giovane chirurgo deve viaggiare e lavorare al fianco dei migliori professionisti nel suo settore, se vuole impare in fretta.
Io ringrazio Mark Myerson e Beat Hinterman per quello che sono oggi e per l’entusiasmo che mi dà poter essere considerato un loro “fellow”.
Grazie per quanto mi hanno insegnato e grazie per quello che mi danno modo oggi di condividere con i chirurghi nel mondo.
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Protesi di caviglia e learning curve

In un recente nostro studio pubblicato, abbiamo proprio analizzato il processo di apprendimento. Un chirurgo con una fellowship in chirurgia del piede e della caviglia (significa con un training specifico) impara ad impiantare una protesi di caviglia in maniera affidabile dopo i suoi primi 30 casi.
È un’informazione importantissima per il paziente, attraverso la quale può dedurre l’importanza di rivolgersi ad un chirurgo di riferimento verso il quale convergano un numero importante di casi.
È un’informazione altrettanto importante per il chirurgo che si appresta ad eseguire questo intervento: è possibile farlo in sicurezza, ma per i primi casi, bisogna selezionare accuratamente il paziente e prevedere di avere un tutor al proprio fianco.
Al termine poi di questo processo di apprendimento, oggi è razionale proporre al paziente di preservare il movimento di una articolazione malata, anche in caso di problemi che in passato venivano considerati inaffrontabili come il diabete – purché sia sotto controllo – l’obesità e le deformità.
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A domanda, risposta

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