La protesi di caviglia nella cura dell’artrosi di caviglia

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In questo articolo parliamo in dettaglio di:
I vantaggi della protesi di caviglia
La corrente di pensiero contraria alla protesi di caviglia
La protesi di caviglia oggi
Step 01 – Le indicazioni corrette
Step 02 – La definizione della deformità ossea
Step 03 – Via i pregiudizi
Il confronto tra artrodesi e protesi


I vantaggi della protesi di caviglia

Chi segue il mio blog sa che il mio impegno quotidiano è rivolto principalmente alla cura dell’artrosi di caviglia.
Questo mio impegno, nel corso degli anni, mi ha permesso di approfondire conoscenze e tecniche chirurgiche in ambito di protesica della caviglia, scelta efficace per la cura di questa insidiosa patologia.
Purtroppo la protesica della caviglia è spesso poco conosciuta e consigliata soprattutto dai colleghi reumatologi o dai colleghi medici di base. È proprio a voi che mi rivolgo oggi, con un piccolo approfondimento volto a far conoscere tecniche innovative i cui risultati sono sorprendenti.
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La corrente di pensiero contraria alla protesi di caviglia

Per molti anni la protesi di caviglia è stata additata come un mezzo insufficiente per la cura dell’artrosi di caviglia. Il Dr. Hamblen nel 1970 si espresse totalmente contrario a quest’opzione, arrivando addirittura ad affermare che “la caviglia non potesse essere protesizzata”. Questa corrente di pensiero, protratta nel tempo, ha favorito tecniche d’intervento chirurgico quali l’artrodesi , ovvero la fusione della caviglia, come unico mezzo efficace.
Per fortuna, medici lungimiranti, non si sono arresi e hanno continuato a cercare soluzioni alternative.
Molti sono stati i modelli protesici ideati negli ultimi decenni. Si parla infatti, di protesi di prima, seconda e terza generazione. Con il tempo, il miglioramento del design protesico (fittoni meno ingombranti, minor resezione ossea) ha dato ottimi risultati.
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La protesi di caviglia oggi

Oggigiorno, noi chirurghi ortopedici, specializzati nella cura del piede e della caviglia, possiamo fare affidamento su protesi che utilizzino i migliori materiali (trabecular metal e polietilene cross-linked), al pari dei colleghi che si occupano di anca e ginocchio.
Colleghi, è bene sapere che la protesi di caviglia non è la soluzione adatta a tutti i malati affetti da artrosi di caviglia, inoltre, non tutti i chirurghi ortopedici sono preparati per trattare le deformità affidandosi alla protesica.
Andiamo dunque per step.
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Primo step, la corretta indicazione

Il primo passo è quello di dare la corretta indicazione. Personalmente ritengo che l’unica controindicazione all’impianto di protesi di caviglia sia l’insufficiente “bone stock”. La mancanza di tessuto osseo, in particolare modo a livello astragalico, infatti, non permette il posizionamento e la corretta osteointegrazione dell’impianto. Il mio personale planning prevede la radiografia di piede e caviglia eseguita in carico associate ad una particolare proiezione che mi permette di studiare l’allineamento del retropiede rispetto alla caviglia stessa: la Saltzman view a 20 gradi. Nei casi dubbi può essere richiesta una TAC per la valutazione del bone stock.
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Secondo step, la definizione della deformità ossea

Il secondo step è la definizione della deformità ossea. Deformità ossee quali: varo/valgo, ma anche in senso rotazionale e translazionale, posso avere accesso ad una soluzione protesica solo in caso di effettiva esperienza e capacità del chirurgo (learning curve) proprio in ambito protesico. La letteratura in materia è molto varia in tal senso, molti sono però i colleghi chirurghi che indicano le gradi deformità come un limite per questa tipologia di intervento. La mia formazione e l’esperienza chirurgica, mi permettono di poter affermare che non deve essere considerata un limite la deformità.
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Terzo step, via i pregiudizi

Il terzo passo è smettere di considerare la giovane età di molti pazienti candidati alla protesi, come un limite e/o una controindicazione. I brillanti risultati che questa metodica sta raggiungendo e dimostrando, stanno mutando l’approccio e l’opinione della comunità scientifica nazionale ed internazionale. Dunque, pensare alla protesi di caviglia per la cura dei più giovani oggi è lecito e possibile grazie ai nuovi design e materiali utilizzati per la costruzione dell’impianto. La pubblicazione di un recente studio eseguito dalla Duke University ci testimonia come non vi siano differenze nell’outcome, tanto meno nelle complicanze tra pazienti giovani e pazienti anziani.
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Il confronto tra artrodesi e protesi

Se ancora avete dubbi sulla bontà di questa scelta, sappiate che preferire l’artrodesi alla protesi (tecnica non soggetta ai consumi dell’impianto) significa, con l’andare del tempo a causa del blocco della caviglia, sviluppare un’usura da sovraccarico delle articolazioni limitrofe, obbligando quindi il paziente a successivi interventi di artrodesi a discapito del piede che via via sarà sempre più rigido.
Sicuramente la protesica di caviglia è una tecnica giovane rispetto a quella di anca e ginocchio, ma sta regalando sollievo ai pazienti e grandi soddisfazioni ai chirurghi che come me, hanno scelto di crederci. Dunque non più un azzardo, bensì, un trattamento sempre più indicato e privilegiato in caso di artrosi di caviglia.
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A domanda, risposta

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