La lesione cartilaginea: lesione osteocondrale

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La lesione osteocondrale o cartilaginea è una delle patologie più comunemente riconducibili ad un trauma della cartilagine.
Chi è affetto da questa patologia accusa dolore in corrispondenza della caviglia o, più in generale, dell’articolazione interessata. Di solito i risentimenti si percepiscono più acutamente durante il cammino o stando in piedi, ma la sintomatologia può talvolta manifestarsi a riposo. Gonfiore e riduzione del movimento sono altri sintomi che spesso vengono lamentati anche se non sono direttamente correlabili alla sede della lesione.
Il paziente talvolta fatica ad associare l’insorgenza della sintomatologia a un danno causato da un precedente colpo o urto, invece la storia delle lesioni osteocondrali è strettamente connessa a un trauma e all’instabilità (lesioni legamentose).

Diagnosi della lesione cartilaginea

Una visita medica specialistica è sicuramente il primo, e più raccomandato, passo terapeutico da compiere.
Laddove, in tale sede, si ipotizzi una lesione osteocondrale, il percorso da me raccomandato prevede: innanzitutto, un attento studio della biologia della lesione mediante risonanza magnetica, per accertare l’entità dell’edema osseo. In secondo luogo, una TAC per comprendere le reali dimensioni dell’eventuale lesione che spesso la risonanza magnetica sovrastima. Infine, una radiografia, eseguita in carico, per studiare eventuali deviazioni assiali non diagnosticate del retropiede o della caviglia che possono determinare un sovraccarico proprio sull’area lesionata, compromettendo il risultato finale della terapia.

Come si cura la lesione cartilaginea

Una volta diagnosticata una lesione osteocondrale sintomatica è di prioritaria importanza ridurre l’edema della spongiosa, ossia l’area di sofferenza intorno alla lesione vera e propria. In prima istanza, può essere utile ricorrere alle terapie fisiche che, stimolando il micro-circolo e il metabolismo osseo, attivano processi di guarigione.
È necessario ricorrere alla chirurgia quando la sintomatologia persiste, nonostante le terapie fisiche, o qualora la lesione presenti caratteristiche di instabilità tali da comportare un rischio di ulteriore aumento delle dimensioni della stessa.
Ancora oggi viene considerata “gold standard” la scelta delle micro-perforazioni o nano-perforazioni.

Le tecniche AMIC e MAST

Nel tempo si sono sviluppate tecniche comunemente identificate con le sigle ACI e MACI, per arrivare alle due più innovative oggi praticate: AMIC e MAST. Queste ultime consistono nell’inserimento fra le articolazioni di un foglietto con una trama tale da facilitare la proliferazione cellulare ordinata. Questo tipo di intervento ha tuttavia manifestato un limite legato all’utilizzo di una chirurgia aperta.
Valutando i limiti di AMIC e MAST ho iniziato a sviluppare una pratica chirurgica innovativa che consente la totale esecuzione dell’AMIC in artroscopia, riducendo notevolmente l’invasività e i tempi di recupero. Ma la strada è ancora lunga. Anche per questo ho promosso la fellowship della dottoressa Camilla Maccario, specializzanda della mia equipe, presso la J. Hopkins University di Baltimora, per condurre degli studi su terapie che prevedano l’utilizzo di un donatore giovane di cartilagine invece del foglietto artificiale.

Il ritorno in campo

La domanda più frequente di un paziente, e ancor di più di uno sportivo, è: “quando potrò tornare in campo?”
Dopo l’intervento si viene generalmente dimessi con un bendaggio e con il consiglio di astenersi il più possibile dal movimento della caviglia, per evitare la mobilizzazione di quanto posizionato nell’articolazione operata.
Dal 15° giorno inizieranno la fisioterapia e la ginnastica in acqua (Idrokinesiterapia), per recuperare la confidenza con il carico della posizione eretta. Il recupero del carico completo comincia gradualmente dalla quarta settimana per concludersi nell’arco di 3/6 mesi.
Il ritorno al volante sarà concesso dopo 4 settimane; una cauta e graduale ripresa della corsa su terreni regolari sarà generalmente possibile a 3 mesi dall’intervento; attività sportive ad elevata sollecitazione per la caviglia dopo 6 mesi.

La ricerca

Il mio impegno nella prevenzione e nel miglioramento della chirurgia per la cura delle patologie cartilaginee è oggetto di quotidiano studio e ricerca. Per approfondire questi temi e apprezzare il mio impegno nello sviluppo di innovazioni a livello internazionale vi invito a visitare la sezione “blog”.

A domanda, risposta

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