Problemi posturali: la correlazione tra bocca e piedi

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In questo articolo parliamo in dettaglio di:
La deglutizione e i piedi
Le tre classi scheletriche
Gli organi posturali, la posturologia e la pedana stabilometrica
Bite e plantari come strumenti terapeutici posturali


Sono passati molti anni da quando posturologi, chinesiologi, chiropratici e osteopati, odontoiatri e ortopedici “illuminati” hanno cominciato ad occuparsi di queste problematiche.
È difficile dipanare il bandolo della matassa.
È indubbiamente un problema muti-disciplinare , ma chi viene prima? Il dentista che propone il bite, l’ortopedico che propone il plantare, il chiropratico o l’osteopata che propongono le manipolazioni?
In realtà, viene prima il paziente e, con lui, la diagnosi.
È, spesso, impossibile risolvere tutto con un’unica scelta terapeutica. La visione “olistica” del problema è la soluzione. “Olos” in Greco significa “tutto nel suo complesso”, ed è proprio una visione generale che è necessaria in questi casi.

La deglutizione e i piedi

Avete mai pensato a quante volte nell’arco di una giornata chiudete la bocca per deglutire?
La deglutizione è un gesto semi involontario di cui non possiamo fare a meno. Simile alla respirazione: possiamo decidere quando farlo, ma non smettere di farlo.

Come funziona la deglutizione

Durante la deglutizione, mandibola e mascella si chiudono (occlusione) per favorire il movimento della lingua sul palato.
Esistono soggetti che quando deglutiscono spostano il loro baricentro corporeo in avanti rispetto alla posizione naturale ed altri che lo spostano indietro. È evidente che questo movimento può essere registrato da strumenti che studiano la posizione del corpo in “ortostatismo” (stare fermi in piedi), come pedane stabilometriche. È altrettanto evidente che questo movimento è condizionato dalla forma scheletrica del nostro cranio e della nostra bocca (seconda e terza classe scheletrica).
Infine, esistono i “precontatti”: alterazione dell’occlusione (un dente ruotato o mal-posizionato), che condizionano la deglutizione durante la sua esecuzione.
In poche parole, denti che toccano prima degli altri durante il movimento di occlusione dentale, che determinano delle rotazioni necessarie per poter efficacemente chiudere la bocca.
Questo meccanismo induce del sovraccarico per alcuni gruppi muscolari, facilmente evidenziabile a livello del viso, del collo e della testa (cefalee muscolo-tensive). Un’attenta analisi può, però, evidenziare, delle correlazioni di queste mal-funzioni muscolari a livello di tutto il rachide (schiena) e persino degli arti inferiori.
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Le 3 classi scheletriche

Di che classe sei, guardandoti allo specchio?

Le classi scheletriche sono una convenzione che si utilizza in chirurgia maxillo-facciale per studiare il cranio e classificarne la forma.
È quindi possibile individuare tre forme di cranio differenti: prima, seconda e terza classe.
a) La prima classe è, per intenderci, quella fisiologica: il cranio ideale, che, teoricamente, traduce la perfetta funzione ed un equilibrio esemplare tra funzione ed estetica.
b) La seconda classe è quella in cui abbiamo una protrusione del mascellare superiore. Sono pazienti che visivamente appaiono con la mascella che protrude sulla mandibola, quindi, con un’arcata superiore che sovrasta l’arcata inferiore. Possono essere pazienti che quando sorridono danno l’immagine di avere un’arcata sovraffollata, come se avessero più denti degli altri, o un profilo molto allungato. Magari sono soggetti che da bambini riferiscono di aver avuto difficoltà ad emettere suoni sibilanti e che spesso “fischiavano” quando dovevano pronunciare parole con la “s” o la “f”. Un esempio famoso per visualizzare l’immagine di una seconda classe, può essere quella di Ronaldinho, il campione “sorridente” di Barcellona e Milan.
c) Alla terza classe, invece, appartengono i pazienti con la mandibola prominente. Sono pazienti con un mento importante ed una mandibola che, dal basso, tende a “coprire” la mascella. Se ci dovessimo immaginare un “carnivoro”, lo immagineremmo con la terza classe. Esempi famosi possono essere il calciatore del Milan Rino Gattuso o lo sfortunato campione di formula 1 Michael Schumacher.

L’Odontoiatra come determina le classi scheletriche? 

Ma nel dettaglio e con precisione, l’Odontoiatra, come determina le classi scheletriche?
Per stabilire le classi scheletriche (configurazione delle ossa del cranio, relazione anteroposteriore dei mascellari e la loro direzione di crescita, l’inclinazione assiale degli incisivi e dei tessuti molli) dobbiamo ricorrere ad un “tracciato cefalometrico”. Una parola complicata per indicare uno schema costruito su punti di riferimento fissi, individuabili su una semplice radiografia del cranio in proiezione laterale.
Il tracciato ci permette di misurare e quantificare la relazione antero-posteriore tra il mascellare superiore e quello inferiore in rapporto alla base del cranio ed in questo modo di classificare i pazienti in prima, seconda e terza classe.

a) La prima classe

La prima classe scheletrica comprende i pazienti in cui la relazione anteroposteriore dei mascellari è armonica. Esiste addirittura un angolo che la definisce: si chiama ANB. Questo angolo è sotteso tra il punto A (punto sovraspinale della mascella), il nasion (N) ed il punto B (punto submentale della mascella). Questa misura angolare dovrebbe essere pari a 0,4 gradi.

b) La seconda classe

La seconda classe scheletrica descrive, invece, i soggetti in cui si verifica una protrusione del mascellare superiore o una retrusione di quello inferiore, oppure entrambe le situazioni. In questi casi, l’angolo ANB è superiore ai 4 gradi.

c) La terza classe

La terza classe scheletrica comprende i pazienti in cui si verifica una protrusione mandibolare o una retrusione del mascellare superiore oppure entrambe la situazioni. In questi casi l’ANB è inferiore a 0 gradi.

La dimensione verticale

Esiste, inoltre, un altro parametro importante: la dimensione verticale. In base allo studio di quest’ultima variabile, si classificano i pazienti in: open e deep bite.
I pazienti open-bite, ossia con il morso aperto, hanno la caratteristica di avere uno spazio eccessivo fra i denti anteriori superiori ed inferiori, lasciando uno spazio anteriore ben visibile.
I soggetti deep-bite, cioè con il morso profondo, presentano gli incisivi superiori, che coprono molto quelli inferiori, a volte completamente.
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Gli organi posturali, la posturologia e la pedana stabilometrica

La pedana stabilometrica è uno strumento per misurare le oscillazioni posturali del corpo umano in ortostatismo (ossia mentre è fermo in piedi).

Che significato hanno le informazioni che si possono ricavare da un simile strumento?

È chiaro che il nostro corpo non si comporti come un chiodo conficcato nel terreno. Ha dei movimenti controllati che si traducono nel nostro equilibrio. La sua azione è simile a quella di un pendolo rovesciato che oscilla per via della forza di gravità.

I recettori posturali

Gli organi “recettoriali posturali” permettono al cervello di controllare queste oscillazioni, rilevando informazioni all’interno del corpo (sulla tensione muscolare o la posizione reciproca delle ossa nelle articolazioni) e all’esterno dell’organismo (vista, olfatto, tatto, udito ed equilibrio).

La neurofisiologia

La “neurofisiologia” ha individuato un’area della corteccia deputata al controllo posturale. Significa che oggi è chiaro che questa funzione super-specialistica viene gestita da una popolazione di neuroni specifici, che ricevono informazioni altrettanto specifiche da organi che oggi definiamo come “posturali”.
Non dobbiamo pensare, con la definizione di “organi posturali”, di indicare dei veri e propri organi deputati solo alla postura. Non esistono un “cuore” od un “fegato” della postura!
Esistono, tuttavia, dei distretti anatomici a più elevate densità di informazioni posturali. In questo senso li consideriamo come veri e propri organi posturali: la bocca, l’orecchio, l’occhio ed il piede.

I distretti anatomici

Parliamo, quindi, di distretti anatomici che reciprocamente si adattano alle informazioni ricevute gli uni agli altri, tramite un controllo superiore esercitato da quell’area del cervello, definita come “posturale”.
Ovviamente sono interazioni molto complesse ed è estremamente affascinante il compito della posturologia, che ha l’obiettivo di analizzarle e comprenderle.

Gli strumenti essenziali

Uno strumento imprescindibile è il test stabilometrico che permette, appunto, di misurare le oscillazioni del baricentro in ortostatismo, producendo uno “statokinesiogramma”, ossia, visivamente, una sorta di gomitolo che dà traccia delle oscillazioni del corpo nello spazio in un periodo di tempo predeterminato.
Le informazioni ricavabili sono davvero parecchie: l’area di oscillazione, la velocità di oscillazione, la sua varianza.
Sono parecchi dati numerici non sempre interpretabili univocamente, ma che, in mano ad un medico con competenze posturali, permettono di individuare l’organo recettoriale più sensibile ad uno stimolo propriocettivo esterno.
Lo scopo è sempre di ottimizzare l’attività posturale dell’organismo studiato.
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Bite e plantari come strumenti terapeutici posturali

Un bite è un piccolo apparecchio mobile in resina, che normalmente si posiziona su una delle due arcate con la finalità di riequilibrare la posizione della mandibola e di compensare eventuali pre-contatti, generati da denti che, toccando prima degli altri durante l’occlusione, inducano movimenti rotatori e torsionali sulla mandibola durante la deglutizione stessa.
I plantari sono delle ortesi nate con la finalità di compensare (non di correggere!) una deformità patologica e sintomatica del piede, come un piede piatto od un piede cavo.
L’orizzonte terapeutico di entrambe oggi è più vasto, in ambito posturale.
Oggi l’odontoiatra è consapevole che, quando propone un iter riabilitativo “gnatologico” con un bite ad un proprio paziente, questo avrà delle implicazioni posturali.
Lo stesso vale per un medico ortopedico alla prescrizione di un plantare.
Un approccio multidisciplinare è la chiave per comprendere e sfruttare al meglio queste interrelazioni posturali per il bene del paziente.
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Crediti fotografici:
Ronaldinho Paolo Bona / Shutterstock.com
Micheal Schumacher yakub88 / Shutterstock.com

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